Articolo presente sul Notiziario Motoristico luglio-agosto 2019

Antonio Braia, da 30 in azienda, racconta il suo percorso in Brecav: un’impresa familiare che ha saputo reinventarsi, riuscendo a capire su cosa puntare per continuare a restare sulla cresta dell’onda.

A colloquio con Antonio Braia, attuale amministratore delegato di Brecav, ci siamo trovati di fronte una persona affabile e disponibile, capace di esserlo nonostante il ruolo che oggi ricopre. Un ruolo guadagnato con tanti sacrifici, curiosità, tenacia, passione, continua formazione e forte umiltà, grazie al supporto e ai valori della propria famiglia, il vero motore dell’azienda di Matera.

Con la sua carica positiva, e con un velo di commozione, Antonio Braia, che festeggia quest’anno i suoi primi 30 anni in Brecav (fondata nel 1985) e che scherzosamente ama definirsi il “Peter Pan dell’automotive”, ci racconta la sua esperienza, le tappe che hanno portato Brecav a crescere e ad affermarsi sul mercato come una realtà dinamica e apprezzata prima in Italia e poi all’estero.

Il territorio e la famiglia

Brecav, in sintesi, può essere definita un’azienda fortemente innovativa che vive il presente pianificando il futuro, senza mai dimenticarsi il passato. Profondamente legata alle proprie radici, al proprio territorio, Matera, città patrimonio Unesco e oggi Capitale Europea della Cultura.

Un legame, quello con la “città dei sassi”, dove Brecav non si dedica semplicemente allo sviluppo, progettazione e produzione dei propri prodotti, ma costantemente lavora per trasmettere i suoi valori e filosofia al mercato nazionale e internazionale: passione, coerenza, determinazione e innovazione.
Valori che il fondatore, Eustachio Braia, ha trasmesso ai suoi tre figli, che oltre ad essere legati dallo stesso sangue, sono riusciti insieme a scindere la sfera professionale da quella familiare: due aspetti che devono correre su due binari diversi.

“Non è semplice separare questi due ambiti, noi ce l’abbiamo fatta. Questo non vuol dire che non ci sia il legame affettivo, anzi. Il bene che voglio ai miei fratelli va ben oltre, senza di loro io non sarei qui. Ho piena fiducia in Paolo e Angelo Raffaele e nel loro operato, sono fiero di ciò che siamo riusciti a costruire e sono grato per la fiducia che entrambi ripongono nei miei confronti”. Insomma, un continuo percorso formativo e culturale orientato al riconoscere nell’altro la parte mancante, valorizzando le differenze.

Continua la lettura